Avevamo creduto che il piano di rientro dal debito sanitario potesse essere un’occasione per eliminare gli sprechi ed affermare un’altra idea di sanità che desse centralità al territorio e risposte alla domanda di salute proveniente dai bisogni dei cittadini.
In Calabria, per amor di verità, i piani sanitari non sono mai stati frutto di un’indagine epidemiologica, ma sempre basati sull’offerta e quindi attenti ad equilibri politici e clientelari che trovavano sostanza negli atti aziendali molto più attenti alle carriere del personale e dei primari che al diritto dei cittadini alla salute ed alla qualità delle prestazioni socio-sanitarie.
Non si spiegherebbe altrimenti l’enorme debito accumulato negli anni sotto i diversi, per colore, governi Regionali che negli anni si sono succeduti e la nefasta opera di commissari straordinari e direttori generali,nominati per appartenenza politica e non per specifiche competenze, che invece di ridurre il deficit delle varie aziende sanitarie calabresi lo hanno moltiplicato, senza risponderne ne’ economicamente
ne’amministrativamente , scaricando i costi di scelte politiche sbagliate sulla popolazione e sui ceti più deboli costretti a pagare per un diritto universale ticket ingiusti perché iniqui e che le organizzazioni sindacali dei pensionati chiedono di abolire.
Assistiamo, in questi giorni, all’affermarsi di una cultura ragionieristica nemica della
serietà della programmazione e dei bisogni di salute della gente.
Il commissario straordinario dell’Azienda Sanitaria Provinciale si distingue, più degli
altri, nel portare avanti una politica di tagli che se non fermata mette in pericolo i livelli essenziali di assistenza ed il diritto alla vita.
Decisioni che vengono assunte senza fare riferimento ne’ all’Atto Aziendale ne’ ad una
riprogrammazione contrattata secondo gli obbiettivi generali e specifici di cui al decreto
n.18 del 22/10/2010 del Commissario Straordinario, tra l’altro ancora non vigente per la
mancata sottoscrizione del detto decreto tra il Ministero alla Salute ed il Commissario
Straordinario On.Scopelliti.
Come Organizzazioni Sindacali dei Pensionati non abbiamo mai difeso un Sistema
Sanitario Regionale moltiplicatore di disservizi e di costi, senza che peraltro
corrispondesse ad una adeguata qualità delle prestazioni.
Abbiamo da sempre denunciato l’irrazionalità dei percorsi di cura, le lunghe liste di
attesa, l’inappropriato utilizzo dei posti letto, delle risorse umane e dei beni strumentali,lo squilibrato rapporto tra pubblico e privato, una cultura ospedalocentrica basata sull’offerta ma arretrata nelle tecnologie sanitarie per favorire un intreccio di interessi
politico-affaristico.
Consapevoli che tali criticità hanno bisogno di tempo per essere superate non possiamo
non segnalare l’aggravarsi di situazioni diventate insostenibili.
Continuano a gonfiarsi le liste d’attesa sia sulla diagnostica leggera che su quella per
immagini ed anche per il prelievo e gli esami ematici incominciano ad allungarsi i tempi
delle attese e delle risposte, pregiudicando seriamente le condizioni di salute della gente
che seppur affetta da malattie conclamate, non godono di percorsi preferenziali per
risposte urgenti ed efficaci.
La razionalizzazione della rete ospedaliera, la rete dell’emergenza-urgenza, la rete dei
servizi territoriali devono avere tempi contestualizzati, altrimenti si operano i tagli negli
ospedali,ma non si danno risposte al territorio con una rete integrata di servizi socio-
sanitari.
Se così non dovesse essere saremmo costretti ad alzare i toni del conflitto con il giusto
coinvolgimento delle persone in carne ed ossa che rappresentiamo e delle Istituzioni.
Non è più tollerabile il silenzio assordante sulle disfunzioni del poliambulatorio,
l’assenza di un piano per la riduzione prima e l’eliminazione subito dopo delle
liste d’attesa, l’avvio dei servizi sul territorio e l’implementazione dell’Assistenza
Domiciliare Integrata per i non autosufficienti.
No alla politica dei due tempi se non si vuol rischiare una deriva pericolosa dovuta a
risposte inevase su tutti i fronti, dalla rete dell’emergenza-urgenza alle acuzie ed alle
cronicità.
In un territorio come il nostro dove aumenta a dismisura il numero degli anziani,con
punte che sfiorano il 35% della popolazione nelle aree interne della nostra provincia
e dove maggiore è la presenza di malattie croniche e degenerative, diventa prioritaria
l’integrazione dei servizi socio-sanitari con l’apertura della casa della salute e
l’Assistenza socio-sanitaria a domicilio per aiutare le famiglie in presenza di congiunti
disabili e non autosufficienti, per ridurre i ricoveri e diminuire al contempo la spesa
sanitaria.
Altre azioni mirate solo alla riduzione del debito senza la riqualificazione delle reti, delle
prestazioni sanitarie, e la realizzazione della rete dei servizi territoriali, ci porterebbe da
subito ad esprimere un giudizio negativo ed ad intraprendere tutte le azioni necessarie
per difendere al meglio gli interessi degli anziani, dei pensionati e delle fasce più deboli
della società.
Castrovillari 30 Novembre 2010
Nino Rubini Franco De Stefano Raffaele Sola