«In queste settimane, dopo anni di conflittualità e di scarsa informazione, ci siamo spesi per riprendere l’annosa questione della centrale a biomasse del Mercure. Lo abbiamo fatto come Cgil in tutte le sue articolazioni, unitariamente a Cisl e Uil, chiedendo un tavolo istituzionale nazionale presso il Ministero dello sviluppo economico per esaminare congiuntamente all’Ente Parco del Pollino, l’Enel, le regioni Calabria e Basilicata, le amministrazioni locali, il Governo, tutti gli aspetti che hanno impedito ed impediscono per decenni l’avvio di un sito energetico che è catalogato tra quelli a fonte rinnovabile e che comunque è insediato su un’area protetta. Abbiamo chiesto, unitariamente al Parco del Pollino, la garanzia ed il rigore delle prescrizioni previste dalla legge per la tutela della salute dei cittadini e per l’ ambiente, con l’istituzione di un osservatorio scientifico per il controllo delle emissioni e della salute al quale possano essere rappresentate anche le associazioni ambientaliste, rimarcando la necessità di un protocollo di legalità e di interventi infrastrutturali sulla viabilità, la salvaguardia dell’economia del territorio, dell’Impresa e della manodopera locale. Ma la vicenda della centrale del mercure, così come altre, ci consegnano un’altra questione di cui la classe dirigente calabrese tutta si deve interrogare, su come le regioni del mezzogiorno, che producono insieme il prodotto interno lordo della sola Lombardia, si approcciano su temi (come quelli dell’energia) che richiedono coraggio ed una impostazione politica diametralmente opposta, che possa ricollegare il mezzogiorno al resto del Paese che anche nella crisi, cammina a doppia velocità. E per fare ciò occorre una nuova assunzione di responsabilità, guardando di più al futuro del paese, del nostro territorio, e meno al consenso elettorale individuale di chi in un dato momento è chiamato alle responsabilità di governo della cosa pubblica, del bene comune. E non è un problema solo di appartenenza o di colore politico, ma di capacità di anteporre l’interesse collettivo alla deriva individualista o carrierista che impedisce in momenti di grande difficoltà come questo, di effettuare scelte coraggiose, bloccando come in questo caso, anche la via dello sviluppo sostenibile.
Quello dell’energia, che gradualmente sta uscendo dalla fase del carbonio, è un settore che in Calabria può diventare, assieme all’ambiente e alla logistica, un asset importante per la spina dorsale della Regione e del Paese. In Calabria si concentrano mix energetici (solare, eolico, fotovoltaico, biomasse, gas) che di fatto non producono alcun ritorno per i cittadini Calabresi in termini economici e di investimenti da parte dei grandi gruppi che operano sul nostro territorio. Per queste ragioni, come Cgil, invertendo una tendenza all’ isolamento assunto dalla Regione Calabria in questi ultimi anni, abbiamo chiesto l’apertura di un tavolo nazionale presso il Ministero dello Sviluppo economico, per chiedere conto ad Enel sui benefici economici che l’investimento Mercure può produrre sul territorio, anticipando la nostra ferma indisponibilità a negoziare i temi della salute e la salvaguardia ambientale e naturale . Per queste ragioni chiederemo a breve, attraverso il Parco del Pollino, che con il rinvio del ricorso al Tar ha mostrato senso di misura e responsabilità ed utilizzando lo stesso metodo, la riconvocazione del tavolo nazionale sull’emergenza terremoto e lo sviluppo del Pollino presso il Ministero dell’ambiente. Nel frattempo chiediamo al nuovo Governo di individuare, così come avvenuto in Emilia, le misure per sostenere direttamente ed a ristoro dei danni, le popolazioni colpite dal terremoto, con un provvedimento d’urgenza per la sospensione dei mutui, dell’Imu, del bollo auto, delle rate Inps e Inail, delle tasse e delle trattenute fiscali dei lavoratori delle Imprese operanti nel cratere e previste nel decreto di emergenza.»
Castrovillari, 13 giugno 2013 Angelo Sposato
Segretario generale Cgil Pollino Sibaritide Tirreno