Nota della CGIL su processo “Marlane”: la salute e la vita non sono negoziabili

La Cgil condivide la preoccupazione di quanti, tra associazioni e cittadini, forze politiche, paventano il rischio concreto  che il processo Marlane, con la proposta di transazione  ai familiari delle vittime da parte della proprietà, possa subire un tentativo di ridimensionamento e di chiusura silenziosa.
Esprimiamo rispetto per le scelte che ognuno vorrà fare in questa dolorosa vicenda, ma la Cgil, come parte civile, ritiene inaccettabile una proposta che tenta di avvolgere nel silenzio una tragedia dell’industria italiana in una terra  che meritava ben più considerazione e che invece ha lasciato solo  macerie sociali.
Vogliamo la verità su quello che è avvenuto all’interno e all’esterno di quello stabilimento, lo dobbiamo alle tante vittime e alle loro famiglie, lo dobbiamo al territorio che non può continuare a vivere senza sapere se il sito è inquinato da rifiuti tossici ed è da bonificare.
Vogliamo che si accertino le responsabilità di tutti, della proprietà, dei rappresentanti aziendali e sindacali, della politica, degli enti pubblici, degli organismi di controllo e la verità la si può avere solo se il processo va avanti ed arrivi a sentenza. E se accertate opacità, responsabilità, connivenze, ognuno dovrebbe chiedere scusa.
Nei mesi scorsi, come Cgil, abbiamo denunciato il rischio morale di quell’investimento, avvenuto negli anni del risveglio economico del Paese quando investire nel Sud era conveniente, ma evidentemente qualcuno, facendo leva sulla povertà e sul disagio sociale che viveva il mezzogiorno, si preoccupava solo del profitto tralasciando i rischi per la salute dei lavoratori e dei cittadini.
Abbiamo più volte chiesto una indagine sulla tossicità del sito, la nomina dei periti disposta dal Tribunale di Paola è importante per stabilire il grado di inquinamento ambientale e le responsabilità.
Per queste ragioni riteniamo che è indispensabile lavorare per unire un lavoro sinergico tra le numerose parti civili, i lavoratori, i familiari delle vittime, le associazioni ambientali, le forze politiche e sociali, il Comitato per le bonifiche per continuare a seguire la vicenda all’interno e all’esterno del Processo con iniziative specifiche e mirate ad ottenere l’integrale bonifica del sito, ma soprattutto per accendere i riflettori del Paese su una vicenda che non può essere derubricata come una storia calabrese, ma come una delle tragedie dell’industria italiana.
Il processo deve andare avanti ed arrivare a sentenza, i morti, le loro famiglie e il territorio chiedono giustizia. La salute e la vita non sono negoziabili.

Castrovillari, 10 novembre 2013

Angelo Sposato  Segretario generale    Cgil Pollino Sibaritide Tirreno

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