Dopo il lungo periodo di fermo dovuto alla pandemia da Covid-19, il Paese prova a muovere i primi passi della ripresa allentando la circolazione delle persone ed allargando alla riapertura di ogni attività. Una ripresa cauta che mantiene sullo sfondo il rischio di nuovi contagi che vanno scongiurati con il rigore della prevenzione e della sicurezza nel lavoro, negli uffici pubblici e privati, nei luoghi della collettività.
Ad oggi, molte comunità del territorio sono state protette dal senso di responsabilità di molti cittadini, dal buon lavoro di molti Sindaci e dal divieto di circolazione fra regioni. Salve nuove disposizioni, dal prossimo 3 giugno non sarà così per gli arrivi extra regionali ed è già diffusa la preoccupazione per come fronteggiare flussi imprevedibili di vacanzieri.
Il tirreno cosentino, per il secondo anno tripla bandiera blu, luogo prescelto di vacanza, sede di seconde case per migliaia di cittadini di fuori regione e area con alta ricettività alberghiera, rischia di divenire una potenziale polveriera sanitaria se non adeguatamente attrezzato a reggere l’onda l’urto dei nuovi arrivi. Un rischio da scongiurare se non si vuole appesantire la già difficile precarietà entro cui l’estate turistica post lockdown rischierà di tradursi in termini di perdita di lavoro e di reddito.
In altre realtà turistiche sono già state predisposte linee guida delle Regioni che, recependo l’indirizzo nazionale, regolamentano e sostengono la ripresa delle diverse attività fra cui, l’accesso agli stabilimenti balneari e alle spiagge libere.
Singolare come in una regione che si snoda lungo 800 km di costa e centinaia di kmq di parchi naturali ci si preoccupa di approntare manifesti gastronomici ma non ci si preoccupa di chi verrà a comprare quei prodotti. Si ha la sensazione che non si percepisca l’indispensabilità di garantire un quadro di certezze alle amministrazioni locali nella programmazione imminente di una stagione turistica che coincide con una Fase 2 carica di incognite sanitarie ma che, per l’economia del territorio, rappresenta “il tutto di un intero anno”.
In questo contesto, per la CGIL risulta legittimo e condivisibile l’allarme lanciato dai Sindaci dell’Alto Tirreno cosentino riguardo la complessità di gestione sanitaria delle spiagge pubbliche che, viste le linee guida approvate in sede di Conferenza Stato Regioni, prevedono il controllo e la regolazione degli accessi che, per i rischi insiti di facili assembramenti, non possono essere affidati allo spontaneismo di villeggianti e residenti. Serve personale che non c’è.
Peraltro, considerato che l’accesso alle spiagge libere assolve anche ad una funzione sociale di preservare ad ogni cittadino il diritto di fruire delle bellezze naturali del territorio, queste ancor di più devono essere poste nella condizione di fruibilità in piena sicurezza. E’ evidente però che i Comuni con lunghi litorali pubblici non investiti dalla furia della privatizzazione, faticheranno a reperire le risorse per assumere tanto personale quanto necessario per assolvere alla funzione di controllo degli accessi alle spiagge. Ancor più in un momento di contrazione delle entrate.
Seppure tardivo, oggi, a 13 giorni dall’inizio degli arrivi da fuori regione, risulta perciò vitale l’intervento della Regione che ha gli strumenti e le risorse per sostenere i Comuni, anche con un mix di politiche attive, nel compito di assicurare la continuità di accesso alle spiagge e alle aree dell’entroterra di beneficiare degli effetti di ritorno turistico. La Cgil tutta è impegnata ad ogni livello per sostenere misure regionali celeri ed efficaci capaci di sostenere economie, lavoro e sicurezza sanitaria dei territori. Inimmaginabile la tragedia economica e sociale di una chiusura forzata delle spiagge.
Mimma Iannello – Responsabile CGIL Area Tirreno