La lingua italiana (s)batte dove il genere duole

CGIL Pollino Sibaritide Tirreno

La lingua italiana, assai evocativa, romantica ma anche grammaticalmente complicata, declina sovente al maschile ruoli e posizioni afferenti ad entrambi i generi.

Che Beatrice Venezi prediliga essere chiamata direttore e non direttrice o direttora d’orchestra, crediamo non svilisca la discussione sulle questioni di genere e pertanto non meriti tutta questa eco.

Disquisire di declinazioni linguistiche è assai stucchevole; non lo è, altrettanto, una franca e vera discussione sulle reali condizioni della donna nel terzo millennio, intendendo per esse quelle professionali, salariali, sociali, culturali e politiche.

Le sfide sono altre, gli sforzi e le energie vanno veicolati su livelli di discussione che muovano da dati oggettivi, dalla vita reale di milioni di donne che vivono disagi, disuguaglianze, discriminazioni, violenza (assai spesso “definitiva”) a prescindere dalle loro condizioni socio-economiche, professionali, dalla provenienza territoriale.

La crisi sanitaria determinata dalla pandemia ha acuito le discriminazioni: il peso della cura familiare a carico delle donne è triplicato, l’occupazione femminile è crollata, la violenza domestica si è crogiolata nelle maglie strette di pregressi e nuovi lockdown.

Spesso retoriche sono le iniziative sulle questioni di genere scandite da ritualità temporali che lasciano segni poco incisivi o labili.

Occorre che i temi rivendicativi sulla parità di genere siano posti con incisività, vivano ed attecchiscano nei luoghi di lavoro, nelle organizzazioni a tutti i livelli, nelle scuole, nella famiglia quale primo presidio educativo, affinché diventino patrimonio etico e collettivo prima e traguardi raggiunti poi. E in tal senso va inteso l’impegno profuso dalla nostra organizzazione attraverso la messa in campo anche di piattaforme rivendicative e buone pratiche sindacali atte a sviluppare i migliori percorsi di condivisione interna ed esterna.

Vi sono priorità – VERE PRIORITÀ – per una concreta e non più procrastinabile parità di genere.

È una battaglia di civiltà, punto!

Ma accade che, invece di scomodare le coscienze (tutte), si preferisce scomodare l’Accademia della Crusca: ed è così che “la lingua italiana (s)batte dove il genere duole”.

 

Carolina Luzzi, segretario CGIL Pollino Sibaritide Tirreno con delega alle Politiche di Genere ed alle Pari Opportunità

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