Sarebbe dovuto bastare, per la mole di prove emerse negli anni, già il primo processo per restituire verità e giustizia processuale alle morti ed ai familiari delle vittime dell’ex Marlane, ma così non è stato.
Auspichiamo, oggi, che il secondo processo che si andrà ad incardinare grazie all’inchiesta della Procura di Paola, si predisponga ancorato alla ferma volontà di superare i limiti processuali precedenti e quindi tempi dilatori, omissioni, incoerenze, dimenticanze, prescrizioni.
Per la Cgil Territoriale, che continuerà a seguire con vigilanza gli sviluppi processuali, non c’è riscatto per la memoria lavorativa e sociale del territorio, che nel tempo ha guardato a quella prospettiva industriale tradita dalla chiusura della fabbrica e dai tanti lutti che ne hanno accompagnato il corso degli eventi, se non se ne ricompone la storia attorno al bisogno di verità e giustizia per le decine di morti a cui è dovuta verità processuale oltre che risarcitoria.
La presentazione delle nuove perizie sulla ex fabbrica tessile di Praia a Mare aggrava il quadro delle responsabilità aziendali consumatesi negli anni con l’omissione e la violazione sistematica delle norme, allora già vigenti, riguardanti la sicurezza sul lavoro e dei luoghi del lavoro.
I dati confermano della presenza di sostanze chimiche cancerogene e tossiche con cui sono stati a contatto lavoratrici e lavoratori dell’ex stabilimento (cromo trivalente ed esavalente, cobalto, nichel) e di come incurantemente ed impudentemente siano stati persino imposti a sotterrarne le tracce nei terreni adiacenti compromettendo, oltre che la loro salute, anche l’ambiente circostante e la salute pubblica.
Per quanto già emerso non ci sono prescrizioni, imperizie processuali o soldi che possano sfuggire o ripagare il bisogno di giustizia, ma solo la verità, la bonifica dello stabilimento ed un suo eventuale riutilizzo produttivo possono lenire parzialmente la ferita inferta al territorio.
Castrovillari, 29/03/2019
La segreteria della Cgil Pollino Sibaritide Tirreno