Mentre prende il via il nuovo processo Marlane in cui la CGIL sarà parte attiva a fianco delle famiglie dei tanti lavoratori e lavoratrici rimaste vittime della fabbrica per l’omissione di vigilanza sulla sicurezza del lavoro, per l’ex stabilimento di Praia a Mare sembra non esserci pace.
L’ennesimo incendio divampato nelle scorse ore, testimonia dell’abbandono a cui è esposto l’ex fabbrica la cui area è da anni sottoposta a sigilli della Procura.
Oggi, l’ex Marlane è prova monumentale del fallimento delle politiche industriali nel Mezzogiorno e testimonianza dolorosa del lavoro tradito e ferito da pratiche produttive intrise di veleni mortali.
Per la CGIL, l’ex Marlane resta ancora un’ex area industriale su cui manca il racconto di verità giudiziaria e la certezza di un progetto di bonifica ambientale per restituirla all’uso produttivo, occupazionale e collettivo. Ma intanto, non può divenire area di degrado o di pratiche vandaliche.
Difatti, l’ex Marlane è oggi un luogo, chissà se sottoposto a vigilanza o video sorveglianza, a cui, nella sostanza, chiunque può averne accesso e con svariate intenzioni: dall’alterazione di prove, al vandalismo, allo spaccio, a riparo imprudente per qualche senza tetto.
La CGIL territoriale, impegnata a seguire l’evoluzione del processo Marlane-bis, chiede che le autorità preposte facciano piena luce sulle cause dell’incendio ultimo e, ognuna per le proprie competenze, assicuri la vigilanza e la sicurezza del luogo, anche a garanzia del buon vivere civile del territorio.
Giuseppe Guido Segretario Generale CGIL Pollino Sibaritide
Mimma Iannello
Responsabile CGIL Tirreno