Venerdì 5 marzo nella cronaca provinciale irrompe una notizia quanto meno inquietante, destando stupore ed incredulità: all’ASP provinciale non ci sono più dosi di Pfizer e Moderna e la campagna vaccinale, quella rivolta prioritariamente agli ultra ottantenni, si dovrà interrompere. Salteranno, quindi, i turni di vaccinazione già previsti per circa 500 persone nella sola città di Cosenza nonché quelli organizzati autonomamente in altri comuni della Provincia da parte di alcuni amministratori illuminati.
Fatti due conti, con l’ausilio del portale del Ministero della Salute, si scopre che il saldo tra le dosi di vaccino arrivate nella nostra Regione e quelle somministrate ammonta a poco più di 74.000 dosi e, anche a voler considerare che una buona parte delle stesse debba essere conservata per far fronte ai previsti richiami, circa la metà di quel numero dovrebbe comunque essere disponibile per nuove somministrazioni.
Sabato 6 marzo, la stessa fonte comunica che l’allarme è rientrato e che, quindi, già da lunedì 8 marzo dovrebbero ricominciare le vaccinazioni rimaste in sospeso.
Non si chiarisce però cosa abbia fatto scattare l’allarme e soprattutto cosa sia avvenuto relativamente a queste dosi, misteriosamente scomparse ed altrettanto misteriosamente ricomparse. Forse una distribuzione regionale non esattamente calibrata sui bisogni delle singole province? O forse, come da più parti si insinua, la campagna vaccinale non sta seguendo una traiettoria lineare e trasparente?
Non si riesce a capire, infatti, se le persone alle quali si sta somministrando il vaccino in questi giorni siano i fortunati che sono riusciti a prenotarsi tramite il numero telefonico messo a disposizione dall’ASP, nonostante le lunghe e snervanti attese della risposta di un operatore e considerato, altresì, che persone che ritenevano di essere stati inseriti nella famosa “lista” hanno scoperto, a distanza di molti giorni ed a seguito di una ulteriore faticosa verifica, di non essere presenti nella stessa!
Non si capisce, ancora, quali sia il ruolo assegnato ai medici di famiglia, ovvero se stiano fornendo anch’essi le liste dei propri assistiti, anche per contattarli nel caso possano essere vaccinati, o se collaboreranno alla campagna esclusivamente in qualità di “vaccinatori”.
E come se non bastasse, il più delle volte nei punti vaccinali – pochissimi – si formano lunghe file, in barba al distanziamento sociale, soprattutto per il rilascio del cosiddetto “consenso informato”, propedeutico alla somministrazione dell’iniezione.
Del piano vaccinale – ammesso che ci sia – e di molto altro, vorremmo poter discutere con il Commissario Straordinario dell’ASP di Cosenza, al quale abbiamo già da tempo richiesto un incontro, richiesta che oggi evidentemente rinnoviamo, soprattutto per fare chiarezza su quanto sta accadendo in questi giorni, ovvero se la disorganizzazione ed i ritardi non rispondano a logiche che assai poco hanno a che fare con la tutela della salute collettiva e che, invece, ci possano essere cittadini di “serie A” e cittadini di “serie B”, cosicché i primi, approfittando della propria posizione sociale e di qualche “buona” amicizia, possano esercitare un diritto negato ai più fragili ed indifesi o alle categorie realmente a rischio per l’espletamento delle loro attività lavorative.
Non ci resta, forse, che contare su un intervento tempestivo ed efficace del nuovo Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 che, per come dichiarato, si adopererà innanzitutto perché ci sia finalmente una uniformità organizzativa tra le Regioni, intervenendo laddove necessario con strutture della Protezione Civile e dell’Esercito che, infatti, a Cosenza sta provvedendo a riconvertire l’ospedale da campo in un punto vaccinale capace di 250 somministrazioni giornaliere.
Vista la situazione nei termini da noi evidenziati, stiamo lavorando ad un esposto da presentare alla Magistratura, affinché si faccia finalmente luce sui molti interrogativi che non solo le Organizzazioni sindacali ma tutti i cittadini del nostro territorio si stanno ponendo in ordine al rispetto e della tutela del bene primario della salute, Nei prossimi giorni per come dichiarato dalle segreteria regionali di GGIL CISL UIL, porteremo avanti iniziative di mobilitazioni per far sì che nella nostra terra sia finalmente esigibile il diritto alla salute sancito dall’Art. 32 della nostra Costituzione.
Lì, 8 marzo 2021
CGIL U. Calabrone – G. Guido
CISL G. Lavia
UIL R. Castagna
Spi Cgil F. D’orrico – F. Spingola
Fnp CISL Salvatore Graziano
UILP UILF FrancescoDe Biase