Compagne e compagni,
benvenuti al 5° Congresso della Fillea Comprensoriale….grazie per esser presenti e soprattutto grazie per avermi permesso di poter esser qui, oggi, ad introdurre i lavori di questo congresso.
Alcuni di voi erano delegati anche al congresso precedente quando facemmo del rinnovamento del gruppo dirigente la nostra scelta politica e con tutti voi, in questi anni, si è lavorato per dimostrare la correttezza di quella scelta col sacrificio, con le lotte, le trattative, gli scioperi. Grazie per avermi, con le vostre esperienze ed i vostri valori, permesso di crescere e per aver capito gli inevitabili errori propri di una scelta complessa come quella di affidare, già quattro anni fa e ben prima della nostra conferenza di organizzazione, la responsabilità generale di questa categoria ad un giovane sindacalista non ancora trentenne.
Grazie alla Cgil Comprensoriale, qui oggi rappresentata dal Segretario Generale Orlando Bonadies, un uomo.. un compagno.. che ho imparato a conoscere in questi anni di impegno e di passione e che ha fatto del rinnovamento la scelta politica della Camera del Lavoro concordando con noi tutti come il percorso intrapreso fosse l’unico che potesse garantire continuità alla nostra organizzazione.
Grazie ad Emilio Maccarrone, con cui ho condiviso gioie e dolori nella proficua esperienza della segreteria regionale, ad Enzo Iacovino con cui si è condiviso l’analisi che progetti comuni alla Fillea di Castrovillari ed a quella di Potenza potessero meglio rispondere alle richieste degli iscritti e grazie alla Fillea Nazionale. Mauro Livi, oggi qui presente, Segretario Nazionale con delega agli impianti fissi, si è sempre dimostrato, come la categoria tutta, vicino a questo territorio soprattutto in un momento particolare come quello attuale dove sono in discussione i rinnovi contrattuali dei vari comparti del nostro settore e nel bel mezzo di una crisi che ci pone nelle condizioni di abbisognare di un confronto continuo per la complicata vicenda Italcementi.
Arriviamo a questo congresso dopo un confronto schietto e senza rete sui due documenti congressuali che caratterizzano quest’appuntamento. Con forza abbiamo sostenuto, nelle numerose assemblee congressuali, la scelta politica di appoggiare il documento,a firma, tra gli altri, di Guglielmo Epifani, . Abbiamo ritenuto sbagliato, in questo momento particolare, l’aver voluto dare un segnale di un’organizzazione che si divide, non tanto sulle proposte per affrontare la crisi, ma su modelli organizzativi, tra l’altro già ampiamente discussi in conferenza d’organizzazione. Riteniamo che la pluralità nella nostra organizzazione sia un valore aggiunto ma arrivare al congresso con un documento chiamato è sintomatico di una visione dell’oggi che non abbiamo condiviso. Ai lavoratori, ai pensionati, ai disoccupati interessa sapere del lavoro che vogliamo, della società che vogliamo piuttosto che della cgil che vogliamo.
La nostra scelta è stata ampiamente sostenuta dai partecipanti alle assemblee e con un pizzico di orgoglio, oggi, posso affermare che i delegati a questo congresso sono tutti delegati eletti nelle liste collegate al primo documento.
Compagne e compagni,
L’Italia ha chiuso il 2009 con un Prodotto interno lordo in calo del 4,9% rispetto all’anno precedente. Si tratta del calo peggiore dal 1980 e nel quarto trimestre il Pil è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Secondo quanto spiegano i ricercatori dell’Istat, la diminuzione congiunturale del Pil nel quarto trimestre e’ il risultato di una diminuzione del valore aggiunto dell’industria, di una sostanziale stazionarieta’ del valore aggiunto dei servizi e di un aumento del valore aggiunto dell’agricoltura. Le stime per il 2010, inoltre, ci inducono a pensare, consapevoli che il pessimismo non appartiene alla nostra cultura, che la crisi sarà ancora molto lunga. L’evoluzione del mercato mondiale impiegherà molto tempo per superare i pesanti squilibri accumulati, si prevede che il nostro Paese torni ai livelli pre-crisi non prima di sette anni. L’industria manifatturiera italiana, basata sull’export, uscirà da questa crisi con una minore capacità produttiva. Sarebbe questo il tempo per mettere in campo politiche industriali innovative, sarebbe il tempo di pensare a reali politiche di contrasto alla crescente disoccupazione, ma il governo sembra rassegnato ad attendere inerte che “passi la nottata”.
La Cgil, così come la Fillea, invece, vuole affrontarla la nottata.. voleva in verità affrontarla quando all’orizzonte si prospettava il tramonto, ma siamo stati accusati di esser quasi dei visionari… vogliamo ancora affrontarla, nonostante il buio pesto provocato dalla non scelte o dalle scelte sbagliate del Governo Italiano, convinti come siamo che l’alba prima o poi arriverà, ma che dipende dalle scelte che si faranno nella lunga nottata il modo in cui arriveremo a vedere la luce ed il modo in cui nella luce pian piano riprenderemo il cammino.
Riteniamo che l’alterazione della distribuzione del reddito sia stata una componente fondamentale del modello di sviluppo che è sfociato nella crisi economico-finanziaria in corso e che l’unica vera via d’uscita sia quella dell’uguaglianza. Le disparità tra nord e sud del paese, tra autoctoni e migranti, tra lavoratori dipendenti ed autonomi, tra ricchi e poveri devono essere sanate con corrette politiche di riequilibrio. Con investimenti infrastrutturali nel Mezzogiorno per evitare che l’Italia del dopo crisi sia un Paese a due velocità caratterizzato dai treni ad alta velocità al Nord e dalle mulattiere del Mezzogiorno. Con una riforma fiscale che diminuisca l’impatto del prelievo fiscale sui redditi bassi, sui redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, e che faccia pagare di più a chi più guadagna!! Insostenibile è ipotizzare che si esca dalla crisi meglio di come ci siamo entrati se le rendite finanziarie continueranno ad esser tassate con percentuali dimezzate rispetto alle pensioni dei nostri padri!!
Per questi motivi sosteremmo con forza lo sciopero generale del 12 Marzo.
Per continuare a denunciare che sull’irpef, che grava ormai quasi esclusivamente su pensioni e salari, bisogna intervenire subito. La sua quota sul totale delle entrate è passata dal 33,8 per cento del 2000 al 38,7 per cento del 2009. Questo aumento è stato tutto a carico dei lavoratori dipendenti e pensionati la cui irpef è passata dal 23,6 per cento del prelievo totale al 28,8 per cento. Nonostante ciò si ha il coraggio.. lo spudorato coraggio.. l’irrispettoso coraggio.. di pensare ad una riforma fiscale che carichi sulle pensioni e sui i salari tutte le difficoltà del paese. Il 12 Marzo proveremo a porre la giustizia fiscale al centro dell’attenzione consapevoli che dal nostro impegno, quello poggiato sui valori della democrazia e dell’uguaglianza, potrà nascere un movimento in grado di far cambiare rotta al governo. Nelle nostre iniziative contrapporremo i valori dell’uguaglianza al modus operandi di chi invece fa del legittimo impedimento, del processo breve e dello scudo fiscale un metodo per continuare a segnare distinzioni fra uomini che non saranno più uguali nemmeno nelle aule di tribunale e tra chi è assoggettato alla ritenuta alla fonte e paga fino all’ultimo centesimo le imposte e chi fa rientrare capitali illecitamente trasferiti all’estero pagando l’ennesimo condono!!!
Ragionare d’uguaglianza, cari compagni, vuol dire sostenere la campagna della Fillea per equiparare il reato di caporalato a quello di tratta di essere umani. Per il nostro ordinamento giuridico, infatti, il caporalato non è considerato reato e chi lo esercita rischia una multa di cinquanta euro e senza implicazioni penali.
Negli ultimi anni il fenomeno del caporalato si è andato espandendosi in tutto il Paese, soprattutto nei settori più esposti dell’agricoltura e dell’edilizia, settori in cui la malavita organizzata e le mafie hanno fatto della tratta umana un ricco business. Tutto Ciò come Cgil Comprensoriale, ed insieme a Cisl e Uil, abbiamo sostenuto nel recente incontro col Prefetto di Cosenza, Antonio Reppucci, dove abbiamo chiaramente denunciato ciò che la crisi ha prodotto in un mercato del lavoro dell’agricoltura e delle costruzioni, quest’ultimo caratterizzato da una grande frammentazione e dal grande interesse della criminalità sugli appalti pubblici ancora aggiudicati con la logica del massimo ribasso. Questo mix esplosivo fa si che sempre più imprese ricorrano al lavoro nero e grigio, sempre più imprese pur di aggiudicarsi un appalto si spingano a ribassi dal 40 al 50 per cento creando le condizioni di una concorrenza sleale nei confronti delle imprese sane che comunque insistono sul territorio e facendo pagare gli effetti di tutto questo distorto meccanismo ai lavoratori….. sempre più sfruttati, spesso ridotti in schiavitù, senza tutele né diritti né sicurezza. Senza un ruolo forte dello Stato nel regolare il mercato e nei controlli, nei cantieri come negli agrumeti, il caporalato si diffonderà sempre più.
Perciò ci accodiamo alla Fillea Nazionale nel considerare i caporali dei criminali e nel rivendicare che come tali debbano essere perseguiti, così come giudichiamo positivo il percorso concordato nell’incontro già richiamato col Prefetto Reppucci che punta a costruire un protocollo atto a garantire la legalità sottoscritto da imprese, istituzioni, forze sociali, istituti di previdenza e organi di controllo.
In questo drammatico quadro sociale è sempre l’anello più debole della catena a pagare le conseguenze maggiori. Inutile è sottolineare come l’anello debole siano i lavoratori e tra questi, così come dimostrato da quanto accaduto a Rosarno dove migliaia di lavoratori erano, forse sono e spero non saranno sfruttati dalla n’drangheta, sempre più spesso i lavoratori immigrati.
L’immigrazione è ormai un dato strutturale in Europa e in Italia e la presenza di lavoratori immigrati è ormai un dato rilevante in settori produttivi quali, sicuramente, l’edilizia anche nella provincia di Cosenza dove questo dato è destinato ad aumentare.
I lavoratori migranti cambiano, costantemente , la prospettiva delle azioni delle istituzioni e del sindacato; modificano i luoghi di lavoro, la scuola, le famiglie, l’organizzazione e la spesa sociale, producendo cultura e stili di vita nuovi e solidali. Essi chiedono di accedere e di esercitare i diritti di cittadinanza, di avere uguale trattamento come lavoratori e come cittadini del mondo, rivendicando dignità e identità. Per la FILLEA-CGIL la presenza ed il radicamento degli immigrati costituisce, per tutti questi motivi, una opportunità per la nostra regione, per l’intero paese e per il nostro territorio sia in termini economici, sociali, culturali che di democrazia.
Per questo noi riteniamo ingiusto e riduttivo considerare il fenomeno migratorio solo come un problema o- nel migliore dei casi- una necessità……..per noi è una risorsa.
In questa ottica è chiaro il compito del Sindacato che deve, in risposta anche al cambiamento etnico che sta avvenendo, estendere le tutele alle specificità che emergono nella nuova composizione del mercato del lavoro.
La FILLEA-CGIL, in questa logica, ritiene che l’affermazione e la conquista dei diritti e la loro estensione ai lavoratori immigrati diventi un asse strategico per il sindacato nella sua azione di rappresentanza e rappresentatività, già da adesso ma sempre di più nel futuro immediato e soprattutto in un settore dove la parentesi temporale della durata del cantiere pone l’immigrato bisognoso del permesso di soggiorno a trovarsi in situazione di clandestinità quando il cantiere finisce e si perde il lavoro.
Per tutti questi motivi, ancora oggi, in una sede importante come quella del congresso ribadisco la nostra netta posizione sulla legge Bossi-Fini che è quella della cancellazione immediata!!
Questo quadro già di per sé desolante si è ancor di più aggravato in seguito all’approvazione del Governo del cosiddetto “pacchetto sicurezza”. Riteniamo si tratti di un provvedimento che compromette i diritti fondamentali dei migranti e che potrebbe compromettere quelli di noi tutti. In questo testo di legge viene introdotto il cosiddetto reato di clandestinità, che comporterà l’obbligo a carico dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio di denunciare la persona che commette questo reato, ovvero il migrante colpevole solo di esistere e di non possedere,suo malgrado, un permesso di soggiorno.
Consideriamo Il reato di clandestinità palesemente incostituzionale perchè di fatto punisce i migranti non per quello che fanno ma per quello che sono.
Cari compagni,
nell’Italia.. nella nostra Italia.. nel Paese delle opportunità diseguali.. la Calabria è l’unica regione ad avere il cento per cento del proprio territorio a rischio dissesto idrogeologico. Torniamo oggi a dire quello che dicemmo il 21 Maggio 2009 alla presenza di autorevoli esponenti delle Istituzioni che condivisero l’analisi che facemmo nell’iniziativa sulle aree interne.L’iniziativa di un anno fa avveniva dopo la frana sulla Salerno-Reggio Calabria, ma a malincuore denunciamo che da quelle vittime alla tragedia di Maierato nulla è cambiato.
Ripeto oggi le parole di ieri e le ripeteremo alle Istituzioni con ancora più forza nelle prossime settimane, senza farci prendere la mano dai drammatici eventi delle ultime settimane che hanno, di nuovo come un anno fa, forzatamente spinto la discussione politica sui temi del dissesto idrogeologico, della manutenzione del territorio, del mantenimento prima ancora della riqualificazione. Nonostante la drammaticità di eventi quali frane, terremoti, smottamenti, alluvioni.. vogliamo, oggi, provare a fare un’analisi lucida di quello che siamo e di come vorremmo essere, seppur nel ricordo delle vittime che questi eventi continuano a mietere in Calabria e nel rispetto del dolore delle loro famiglie.
Mantenimento e cura del territorio, si diceva, prima della sua riqualificazione..questa la nostra proposta oltre a denunciare, da questa sede, la miopia della politica regionale che ha rinunciato, in materia di sicurezza idrogeologica, da almeno un ventennio, a qualsivoglia piano organico di intervento. Serve, invece, che gli interventi a difesa del suolo divengano, nel nostro territorio, così come in tutta la regione, ordinari e non straordinari. Ciò la condizione per ripartire guardando allo sviluppo.
In una Paese diseguale, compagne e compagni, la Calabria potrebbe diventare, però, una regione da primato… Noi insieme agli amici siciliani potremo, nei piani del Governo, fregiarci di essere tra i pochi ad avere il più bel ponte del mondo ed allo stesso tempo, e vi assicuro che è cosa da pochi, vantarci di dover raggiungere il Ponte del Premier percorrendo la mulattiera della Salerno-Reggio Calabria o in alternativa la SS 106 meglio nota come “strada della morte”.
Ironia a parte… con convinzione abbiamo dato, come Fillea Comprensoriale, adesione alla manifestazione contro il ponte sullo stretto tenutasi nel mese di dicembre e giudichiamo positivamente il categorico no espresso dalla Regione Calabria ad un infrastruttura faraonica che non servirà a risolvere i problemi delle comunità, ma che già attira l’attenzione delle mafie. Siamo sempre più convinti che le risorse destinate al ponte possano essere spese in maniera diversa e soprattutto guardando alle reali esigenze della Calabria per l’effettivo sviluppo socio economico della Regione.
Prima fra queste esigenze la costruzione ed il completamento di tutte le infrastrutture viarie della Regione: autostrada, superstrade, tangenziali già più volte programmate e ravvisate indispensabili, per continuare con il completamento e la messa in esercizio delle dighe e degli invasi ancora inutilizzati, concludendo con la realizzazione ed il completamento delle linee a banda larga. Il collegamento veloce alla rete internet e la possibilità di comunicare in tempo reale con tutto il mondo incrementano lo sviluppo socio economico del territorio e contribuiscono a colmare il coefficiente negativo del “digital divide” tra regioni meridionali ed il resto del paese per come si evidenzia da uno studio del Formez commissionato dal Governo … ripeto.. commissionato dal Governo!La nostra ricetta appare semplice.. No al ponte e si alle infrastrutture necessarie per il territorio, ritenendo, soprattutto in un periodo di crisi, l’investimento in vere infrastrutture quello più facilmente attivabile e quello di maggiore efficacia per la sua riconosciuta capacità di essere anticiclico per eccellenza.
Servono immediatamente collegamenti tra le aree interne del territorio e soprattutto tra le aree del Parco del Pollino comprese tra la Calabria e la Basilicata, che siano efficienti, moderni ed ecocompatibili, e che riducano le distanze. Serve render progetto l’idea di un itinerario unico tra i comuni lucani e calabresi del parco riammodernando le strade che essi collegano in abbinamento ad interventi particolari quali aree ristoro, pic nic, belvedere a ridosso dei tracciati stradali. Crediamo utile rafforzare i collegamenti tra i centri storici e l’autostrada, principale mezzo attraverso cui, oggi, i turisti giungono nella nostra terra. In quest’ottica vanno snellite ed accellerate al massimo le procedure per l’effettiva realizzazione, prevista nel piano triennale della Provincia, del collegamento tra lo svincolo di Frascineto e Castrovillari, sia per eliminare le condizioni di pericolosità dell’attuale rete viaria e sia per migliorare l’accessibilità alle aree produttive. Così come riteniamo indispensabile un collegamento veloce tra le aree interne, il parco del Pollino e la statale 106 Ionica, ciò attraverso la realizzazione del raddoppio della Firmo-Sibari, opera attualmente finanziata ma lontana dal diventare realtà.
Indispensabile e prioritario appare poi, a tal proposito, un collegamento veloce tra la città di Castrovillari, quella di Cassano e la Sibaritide e riteniamo che tal progetto possa realizzarsi utilizzando, per lo meno in parte, il tracciato dell’ex Ferrovia Calabro-Lucana, perché ciò permetterebbe la costruzione di un itinerario unico nella sua bellezza e particolarità, unico nel suo unire mare e montagna, mare e parco del pollino, mare ed aree interne… unico nel suo poter rappresentare una vera strada per lo sviluppo.
Strada per lo sviluppo che non è sicuramente la già citata SS106.. torniamo a denunciare lo scippo dei fondi necessari al completamento della copertura finanziaria per il tratto Roseto-Sibari serviti a finanziare il provvedimento attraverso cui i ricchi, giusto per tornar a riparlare d’uguaglianza, si sono visti cancellare l’ICI sulle loro maestose ville e per pagare le multe sulle quote latte degli allevatori padani e rendere concreto l’ennesimo schiaffo della Lega Nord a noi meridionali messi nella condizione di non poter nemmeno più sperare in un futuro diverso. Torniamo a denunciare l’inesistenza di progetti definitivi, ad eccezion fatta che per il ponte sul Trionto, quasi come se per il Governo quella dei ponti fosse un’ossessione, per il tratto della 106 che va da Sibari a Crotone così come denunciamo la gravità del comportamento di Anas, avallato spesso dagli enti locali, che nel medesimo tratto autorizza accessi a raso senza alcuna corsia di immissione e che sono causa della maggior parte degli incidenti mortali oltre a non intervenire sulle centinaia di accessi abusivi che hanno reso, nel tempo, la 106 peggio di una strada interpoderale.
Confidiamo che il coordinamento recentemente nato su indicazione di Cgil, Cisl e Uil e tutti i sindaci del territorio ed il documento con relativa richiesta d’incontro inviato al Governo possa metter fine ad una querelle che dura da troppo tempo e che troppo spesso vede le popolazioni prese in giro da valzer di cifre e di promesse tirate fuori ad arte in periodi di campagna elettorale da sedicenti politici locali, ma se così non dovesse essere… se ciò non dovesse accadere in tempi brevi… siamo pronti, così come detto anche dal compagno Bonadies in alcune delle nostre assemblee di base, ad andar noi a Roma… a prenderci l’incontro, a prenderci le risposte a riprenderci il nostro futuro.
Un futuro il nostro, che dipende molto anche dai prossimi cantieri sulla Salerno-Reggio Calabria. I prossimi mesi dovrebbero caratterizzarsi dall’apertura del cantiere Campotenese-Castrovillari e poi in rapida successione i tratti mancanti fino al tratto di congiungimento con la Basilicata che vedrà l’esistenza di un cantiere a cavallo tra le due regioni. Riteniamo, nonostante l’insistenza di Anas, nell’indicare come data di apertura del primo cantiere quella del mese di giugno che potremo parlare di cantiere subito dopo l’estate pur continuando la nostra pressione affinchè i lavori partano il prima possibile.
Obiettivo primario sarà legare i lavori alle giuste ricadute occupazionali sul territorio, pur in presenza di normative che nulla impongono alle imprese e della norma del General Contractor che permette il subappalto totale dell’opera con il conseguente rischio di aver decine d’imprese e con la frammentazione anche del lavoro.
Sarebbe risultato importante riuscire ad arrivare ad un accordo simile a quello che i compagni della Fillea di Potenza sono riusciti a stipulare con la SYS per il tratto che interessa la loro regione.. quell’accordo lega buona parte delle assunzioni alla residenza nel territorio ed ha ben interpretato il nostro modo di essere e di fare sindacato. Così come sarà importante rafforzare le sinergie, già esistenti, tra la Fillea di Castrovillari e quella di Potenza sia in previsione del cantiere che interesserà ambo le strutture, sia in considerazione della forte mobilità dei lavoratori residenti nelle nostre aree per meglio rappresentarli, per accrescere la nostra rappresentanza, ma soprattutto per meglio rispondere alle esigenze dei lavoratori.
Tanto da dire ci sarebbe ancora sulle infrastrutture viarie necessarie al territorio, ivi compresa la statale 18, che in una paese diseguale accomuna il territorio sui cui insiste con quello della statale ionica con cui condivide i medesimi problemi di sicurezza, di tassi di mortalità, di mancanza di investimenti ed anche di manutenzione ordinaria, ma avremo tutte le settimane successive ai lavori di questo congresso per affrontare le problematiche attinenti alla viabilità in maniera specifica.
Capitolo a se stante merita, invece, la decennale vicenda della costruenda diga sul fiume Esaro. Il 2010 potrebbe essere, e crediamo che sia, un anno storico. Tra qualche mese dovrebbero completarsi i lavori della messa in sicurezza, iniziati tre decenni fa, e si andrà alla pubblicazione del bando di gara per la costruzione della galleria idraulica che permetterà, terminati i lavori della stessa, di far confluire l’acqua del fiume Esaro verso l’acquedotto ed iniziare, quantomeno, a risolvere i problemi di carenza idrica dell’area urbana cosentina così come a pensare ad un utilizzo irriguo di quantitativi aggiuntivi d’acqua per le colture della sibaritide.
Positivo è il lavoro svolto dall’Assessorato ai Lavori Pubblici della Regione Calabria che è riuscito, grazie anche al contributo dei lavoratori e del sindacato unitario, a portare questa vicenda su binari corretti nonostante drammatiche vicende che hanno caratterizzato i mesi scorsi quali il sequestro del cantiere per problemi giudiziari legati alla vecchia progettazione e la cessione del ramo d’azienda da parte di Torno Internazionale in favore di Impresa Spa.
Non siamo ancora alla costruzione dell’invaso, ma aver programmato nell’utilizzo dei fondi europei quale unico intervento su reti idriche in Calabria, il completamento dello schema idrico valle dell’esaro recepisce le indicazioni, contenute anche nella piattaforma sulle infrastrutture di Cgil-Cisl-Uil territoriali, che attribuiscono centralità alla costruzione della diga per la caratteristica di utilizzo plurimo della stessa.
Alla conclusione ormai prossima della prima fase di lavori arriviamo, però, dopo 45 giorni di sciopero degli ultimi 12 mesi. Questo il prezzo, aggiuntivo alla crisi globale, che hanno pagato i lavoratori di quel cantiere e che ancora oggi si confrontano col ritardo nella corresponsione del salario. Inaccettabile sarà immaginare il cantiere della galleria con i medesimi problemi di oggi.. chiederemo con forza, insieme alla rioccupazione dei lavoratori del bacino, una prova di maturità alla Regione ed alla So.Ri.Cal nell’ottica di una corretta valutazione dei rapporti sindacali e con le imprese che si aggiudicheranno gli appalti per costruire percorsi preventivi e concordati atti a salvaguardare il reddito dei lavoratori prima che gli interessi affaristici di qualunque impresa si troverà su quel cantiere. Una prova di maturità che chiederemo soprattutto a So.Ri.Cal., società a maggioranza pubblica, che negli ultimi giorni si è resa responsabile di un atto di gravissima scorrettezza nei confronti dei Sindacato quando nonostante una procedura di blocco degli stati di avanzamento, per le innumerevoli inadempienze contrattuali, formalizzata da Fillea-Filca-Feneal, ha inteso senza comunicazione alcuna liquidare 900 mila euro in favore delle imprese. Proveremo a considerarlo un errore di percorso, un errore rimediabile di fronte ad un atteggiamento della stazione appaltante che vada subito nell’ottica di un chiarimento, ma non escludiamo il ricorso alle vie legali per tutelare i diritti dei lavoratori ed il nostro ruolo di rappresentanza.
Compagne e compagni,
il nostro territorio si distingue per l’assenza di grandi cantieri e di investimenti in opere pubbliche di grandi dimensioni, ma ha la particolarità di caratterizzarsi per la presenza di alcuni impianti fissi del nostro comparto. Prima della crisi potevamo contare anche sulla Dolmen e sull’Ilavaldadige, oltre che sulla Silc, l’Europak, la Laterizi Meridionali, la Mad Tegole, la Projet Prefabbricati, e l’Italcementi ma gli effetti della crisi hanno provocato la chiusura dei primi due impianti che vi ho citato. Per i rimanenti, naturalmente, valgono le considerazioni fatte in premessa: ci siamo messi alle spalle un 2009 complesso, fatto di cassa integrazione, ferie forzate, lunghi periodi di fermo e ci prepariamo ad un 2010 di passione pur se confortati dalla recente notizia della firma unitaria sull’ipotesi d’accordo di rinnovo per il contratto del cemento. Abbiamo giudicato il risultato ottimo sia per il merito, 132 euro di aumento salariale a regime, che per il metodo che ci ha portato alla firma di tutto il sindacato. Siamo andati oltre il 35% dell’aumento salariale che si sarebbe ottenuto applicando le nuove regole sulla contrattazione e ciò rafforza il nostro fermo convincimento nel ritener un grande errore quello che, ormai, è noto a tutti come l’accordo separato.
Di questi aumenti beneficeranno, dopo la validazione dell’ipotesi d’accordo da parte delle assemblee, anche i lavoratori dello stabilimento Italcementi di Castrovillari. Anche per loro è stato un anno difficile.. abbiamo, con grande senso di responsabilità, condiviso con l’azienda l’esistenza della crisi e la necessità del ricorso agli ammortizzatori sociali quando le scorte di semilavorato ne giustificavano l’utilizzo, ma ci siamo fermamente opposti alle richieste di ricorso allo strumento della cassa integrazione quando ci sembrava che qualcuno volesse strumentalmente usare la crisi.
Dopo gli ultimi incontri nazionali ci prepariamo al medesimo atteggiamento per i mesi prossimi, ma oggi è il momento di evidenziare alcune preoccupazioni, di denunciare atteggiamenti che non ci piacciono e di avanzare le nostre proposte.
Siamo preoccupati, seppur in alcun piano industriale si parli di un ridimensionamento dell’unità produttiva di Castrovillari, per il futuro dell’impianto. La nostra preoccupazione nasce dalla constatazione del trovarci di fronte ad un impianto industriale non più giovanissimo e dalla assoluta mancanza di investimenti previsti dall’azienda nel medesimo sito industriale. Assenza di investimenti che dura da anni e che appar ancora più stridente nell’anno in cui Italcementi prevede investimenti per ben 200 milioni di euro su tutto il territorio nazionale escludendo dagli stabilimenti beneficiari, tra gli altri, quello di Castrovillari ed indirizzando ingenti risorse verso l’impianto di Matera che a breve avrà indici di produttività di gran lunga migliori rispetto a noi.
Riteniamo che oggi sia il momento delle scelte.. oggi bisogna capire qual’è il piano industriale dell’Italcementi per gli anni a venire, per evitare di arrivare in ritardo e di sederci ai tavoli delle discussioni quando il futuro sarà ormai segnato.
Rivendichiamo, senza che ciò sia scambiato per un disconoscer la crisi ancora in corso, la necessità di investimenti per il nostro impianto industriale.. vogliamo che la cementeria, che ha scritto importanti pagine di storia del lavoro di questo comprensorio possa continuare a scriverle. Rivendichiamo ciò consapevoli del valore dell’impianto ed a difesa del lavoro che c’è oggi e di quello che ci potrebbe essere, naturalmente senza dimenticare mai il nostro ruolo di sindacato generale che nel difendere il lavoro ed i diritti non baratterà mai questi ultimi con la salute dei lavoratori e delle popolazioni ed il rispetto dell’ambiente.
Siamo consapevoli che la cementeria si trova nell’area del parco del pollino, ma ci schieriamo a difesa dell’impianto iscrivendoci al partito della discussione di merito sul suo futuro.. senza iscriverci mai al partito del no a prescindere così come a quello del si a tutto. Noi vogliamo discutere di futuro e da questo congresso lanciamo l’idea di una vera e propria vertenza territoriale che ponga al centro il lavoro e che faccia confrontare nel merito della proposta, che Italcementi dovrà fare al territorio oltre che l’azienda stessa, le parti sociali e le istituzioni a cui chiediamo di far fronte comune col sindacato nel rivendicare un futuro di produzione, nel pieno rispetto dell’ambiente e delle normative vigenti, per lo stabilimento di Castrovillari. Questa l’unica strada possibile.. questa l’unica strada da percorrere nel breve periodo… questo il percorso da costruire come Fillea.. come Cgil, naturalmente con l’aiuto della struttura nazionale.
Guardare al futuro, però, non può farci dimenticare il presente.. denunciamo la drammatica situazione in cui versa l’indotto del cementificio.. decine di lavoratori stanno per raggiungere il limite di utilizzo degli ammortizzatori sociali, altre decine non ne hanno mai usufruito ed alcuni di loro sono posti in trasferta con atti unilaterali delle aziende da cui dipendono senza neanche il riconoscimento delle indennità previste dai contratti per le fattispecie di utilizzo che ho brevemente citato. La Fillea si unisce all’allarme lanciato dai compagni della Fiom e con loro concorda la necessità immediata di un tavolo di confronto con tutte le aziende per evitare il gioco dello scarica barile messo in atto nei mesi scorsi e per scaricare responsabilità sugli assenti alla discussione. Avevamo inteso, con Cisl e Uil, promuovere una convocazione presso la locale Direzione Provinciale del Lavoro, estendendo la convocazione stessa alle amministrazioni di Castrovillari e Frascineto, ma a quell’incontro abbiamo registrato l’assenza delle Istituzioni stesse e quella di Italcementi. Ciò rappresenta un episodio grave, che evidenzia lo scarso interesse di chi governa il territorio verso le problematiche dei lavoratori quando l’argomento in discussione non sono nuove ricadute occupazionali ma i problemi delle maestranze già in forza alle aziende. Non ci piegheremo a questa logica.. non ci piegheremo alla logica dell’interesse e, ancora una volta con grande senso di responsabilità, riproporremo il medesimo incontro sapendo che la misura è ormai colma e che di fronte a nuovi tentativi di rinviare la discussione non ci resterà che il ricorso a forme di lotta per prenderci le risposte che meritiamo nell’interesse esclusivo dei lavoratori che rappresentiamo.
Cari compagni,
ho già detto che noi non disconosciamo la crisi in essere, ma riteniamo urgente un confronto specifico con Italcementi sulle attuali condizioni lavorative dello stabilimento.
Caro Mauro.. 18 mesi fa i lavoratori diretti erano 105.. oggi, a seguito dell’adesione di qualcuno alla procedura di mobilità e per il raggiungimento dei requisiti pensionistici di altri, siamo sotto la quota dei 90 lavoratori assunti.
Abbiamo già convenuto sulla necessità di almeno dieci nuovi inserimenti in produzione, ma siamo stanchi dei continui rinvii della discussione di merito sulle tempistiche e le qualifiche dei nuovi ingressi. L’azienda continua a nascondersi dietro la crisi ritenendo le comunicazioni fatte alle Segreterie Nazionali, che vanno nella direzione di non decidere nulla fin quando non si uscirà dal tunnel della crisi, esaustive di ogni tipo di confronto col sindacato territoriale.
Continuiamo a ritenere che la crisi non giustifica condizioni di lavoro tali dall’avere enormi difficoltà per la programmazione corretta delle turnazioni, per la programmazione delle ferie, la crisi non giustifica l’utilizzo dei lavoratori su postazioni dove non hanno mai operato e con mansioni diverse dalle loro qualifiche. Tutto ciò accade oggi e tutto ciò abbiamo il dovere di far terminare.
Chiediamo alla Fillea Nazionale di intervenire insieme a noi per la promozione di un confronto schietto, che esuli dalla crisi e che tenga conto che i periodi in cui si lavora non possono creare condizioni di “sofferenza” per le maestranze che già si sobbarcano sulle spalle il peso di una crisi economica che sarà ancora lunga.
Ci sarebbero, cari compagni, molti altri argomenti di cui parlare.. le situazioni delle fornaci, l’esperienza vissuta, insieme ai compagni della Fillea di Parma, sul cantiere del metanodotto, la battaglia per l’occupazione locale posta in essere per il cantiere del nuovo palazzo di giustizia di Castrovillari, si dovrebbe parlare dell’aereoporto della sibaritide, infrastruttura da noi ritenuta strategica e ferma al palo, ma avremo altre occasioni…
Avremo altre occasioni che saranno mantenute insieme dal filo rosso che guida il nostro cammino, che ha guidato il cammino della Fillea, quello della sua segreteria uscente fatta dai compagni Presta e Di Franco e sempre lo guiderà. Dal quel filo rosso che rappresenta la passione con cui proviamo a svolgere la nostra missione.. da quel filo rosso con cui insieme al compagno Di Franco abbiamo smentito l’idea che la Fillea fosse solo il luogo delle braccia piuttosto che delle menti. Da quel filo rosso che ci porterà, forse in un paese diseguale, ma con la voglia di non mollare… nel futuro oltre la crisi.