Epifani, su fisco, rappresentanza e democrazia sindacale pronti a lavorare insieme
22/05/2009 Il congresso della CISL tributa al segretario generale della CGIL 14 applausi in 30 minuti
Quattordici applausi per un intervento di circa mezz’ora. Un’accoglienza quasi “fuori programma”, visto lo stato dei rapporti tra le confederazioni dopo la firma separata sulle regole contrattuali, è stata riservata oggi al segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani, nel suo intervento al XVI Congresso della CISL. Un intervento, quello di Epifani, che, oltre a ribadire i duri effetti della crisi, ha indicato le linee per ricostruire un percorso unitario d’azione che parta dal fisco, dalla rappresentanza e dalla democrazia sindacale.
Epifani esordisce dal palco del Palazzo dei Congressi dell’Eur portando il saluto della CGIL e, allo stesso tempo, “il senso di stima, affetto, amicizia e rispetto che tra di noi non deve venire mai meno”. Su questo punto, “non dobbiamo avere differenze tra noi”, ha aggiunto il leader della CGIL, ricordando che “siamo immersi in una crisi particolare, diversa dalle precedenti, della quale sono più le cose che non sappiamo che le certezze”. Di certo sappiamo, “se non vogliamo raccontarci balle”, che per contrastare questa crisi il governo ha messo “al massimo due o tre miliardi di euro”, ha detto Epifani rimarcando la necessità sempre più forte di un tavolo di confronto con il governo: “Non è possibile affrontare il prosieguo della crisi senza avere uno strumento in cui scambiare opinioni e punti di vista”. Infatti, mentre gran parte della pubblicistica ne decreta l’inizio della fine, “la crisi non è ancora finita e i prossimi mesi, soprattutto sull’occupazione, saranno molto più pesanti”. Ma se la crisi continua, la rappresentazione che di questa si dà “è lontana anni luce dalla realtà. E questo non mi piace”, ha aggiunto Epifani, applaudito dalla platea.
“Noi dobbiamo avere la capacità di ribaltare questo: è la prima riforma che dobbiamo fare. Dobbiamo essere nelle condizioni di ridare un volto ed una dignità a chi oggi nella crisi paga i prezzi più alti ed è relegato ad un trafiletto sulle pagine dei giornali”, ha detto il numero uno di Corso d’Italia, riportando il caso di due lavoratori che, in difficoltà, si sono tolti la vita. Indicando, poi, come “sciocca l’affermazione secondo cui la crisi non sarebbe mai venuta” e non condividendo “l’ottimismo” mostrato dal governo, il segretario generale ha sostenuto che “c’è una parte del mondo e del paese che paga questa crisi per responsabilità che non ha: lavoratori e pensionati. Dobbiamo evitare che in futuro meccanismi di questo tipo possano replicarsi”.
E se sul sistema contrattuale, partendo da una piattaforma unitaria, si è arrivati ad una rottura – “la responsabilità riguarda tutti, nessuno escluso. E lo dico per rispetto”, ha spiegato Epifani – è sui temi della rappresentanza e della democrazia sindacale che si può ritrovare un terreno per ricostruire un cammino unitario: “Vorrei chiedere a Raffaele se quella disponibilità più volte data, relativa ad un lavoro comune per mettere delle regole sulla rappresentanza e democrazia sindacale, sia sempre valida”, ha detto il segretario generale della CGIL, rivolgendosi direttamente al numero uno del sindacato di Via Po, Raffaele Bonanni. “Io – ha aggiunto Epifani – mi dichiaro disponibile già da domani a lavorare rapidamente con CISL e UIL su tale definizione”. Così come il fisco può essere un fattore di azione comune. Epifani si è, infatti, detto disposto a ragionare sulle proposte di riforma fiscale, anche su quelle indicate da Bonanni nella sua relazione. “Confermo la disponibilità da parte della CGIL a parlarne – ha detto – partendo dalla piattaforma unitaria. Però chiedo solo che se conveniamo una piattaforma, poi la sosteniamo coerentemente fino alla fine, perché questo ci dà forza”.
Quanto all’ipotesi di rimettere mano al sistema pensionistico, “la CGIL non vuole sfuggire al tema della riforma delle pensioni” ma “da questo punto di vista va completato il lavoro iniziato con il governo Prodi” sui lavori usuranti e sui coefficienti di trasformazione delle pensioni dei giovani. Per Epifani, inoltre, “quando usciremo dalla crisi questo tema si porrà, ma bisogna affrontare il tema con ordine, sapendo che i conti Inps sono in ordine e che con la crisi aumenterà il numero dei lavoratori che saranno costretti ad anticipare l’uscita dal lavoro”, costringendoli quindi a rimanere più a lungo in attesa della pensione. Il segretario generale della CGIL ha poi aggiunto che “c’è piena disponibilità a ragionare su un ripristino dell’età pensionabile flessibile sulle pensioni di vecchiaia” sospesa dalla riforma Maroni. Ma, come anticipato, c’è soprattutto da completare la regolamentazione sull’uscita dai lavori usuranti. “Perché i lavoratori – ha spiegato – ci chiedono di sapere a che punto siamo: non è la stessa cosa andare in pensione ad una certa età se hai lavorato per una vita in catena di montaggio”. Per le generazioni più giovani, infine, c’è il problema del sistema di calcolo dei coefficienti di trasformazione delle pensioni: “Il sistema contributivo a regime produrrà per i giovani pensioni troppo basse”, ha concluso Epifani.