Quando si abbatte l’ultimo diaframma di una galleria è una giornata storica per i lavoratori. L’orgoglio di aver compiuto un’impresa, gli abbracci che si incontrano e abbattono quell’ultimo muro hanno sempre avuto un alto valore simbolico. A Mormanno, a tanti è sfuggito che il primo lavoratore uscito con la bandiera italiana da quel diaframma fosse un lavoratore rumeno, così come lo era Adrian Miholca che con Said Haireche nei cantieri A3 hanno perso la vita e per i quali aspettiamo fiduciosi il lavoro della Magistratura.
Quella bandiera italiana imbracciata con orgoglio testimonia e sancisce l’unità e la fratellanza che solo il lavoro, la fatica riescono a stabilire, rompendo ogni distanza, ogni barriera, ogni pregiudizio, rendendo tutti simili. Così come è sfuggito ai più che i tempi di lavorazione nel cantiere330 Italsarc di Mormanno hanno consentito a Renzi di riscattarsi un po’ dopo la magra figura fatta con la stampa estera in tema di infrastrutture, tentando di presentare l’Italia come un Paese che sta cambiando. Nel turbinio di dichiarazioni ai giornalisti, agli oramai immancabili selfie di coloro venuti da ogni dove come fosse tutto un grande circo mediatico, il Premier ha “dimenticato” di dire che in quel cantiere ci lavorano tanti lavoratori del Sud e della Calabria, che assieme al sindacato (attraverso la contrattazione ed i protocolli di sicurezza e legalità, l’organizzazione del lavoro che ha consentito 1500 posti di lavoro sui 700 previsti all’origine) quella sfida sul cambiamento, sui luoghi comuni del sud piagnone, sprecone, ovvero quella della “modernità” non solo l’hanno accettata, ma l’hanno anche vinta. E se Renzi da Mormanno ha potuto parlare al Paese, alla comunità internazionale, se ha potuto rassicurare che anche nel mezzogiorno qualcosa sta cambiando lo deve soprattutto ai lavoratori. L’impegno che hanno impresso le federazioni di categoria per modernizzare il sistema delle relazioni industriali, hanno creato le condizioni per cui una grande opera pubblica come la A3 venisse vista come un investimento per il futuro e non solo un grande cantiere con 1500 posti di lavoro. La Calabria, i lavoratori hanno dato l’esempio che si attendeva330 dal mezzogiorno. Ora Renzi faccia la stessa cosa, dia concretezza agli impegni assunti e sblocchi subito gli investimenti del terzo macrolotto della statale 106 jonica e proceda al restante investimento dell’intero tracciato Sibari-Crotone-Reggio C. Inoltre sarebbe utile capire dal Governo gli impegni che si vogliono concretizzare sull’alta velocità e sulle restanti reti, compreso la ferrovia jonica che da Sibari in poi non è nemmeno elettrificata, grande assente nelle dichiarazioni del Premier. Vorremmo capire nei dettagli come ed in quali tempi utilizzare i tre miliardi annunciati, compreso i 500 milioni annunciati per le trasversali e la manutenzione, per queste ragioni sarebbe utile convocare un tavolo per la Calabria su reti e infrastrutture e redigere un cronoprogramma degli investimenti e della spesa. Attendiamo lo sblocco immediato e l’apertura dei cantieri, i 1500 lavoratori della Salerno Reggio Calabria ed il territorio aspettano con fiducia. Solo così si potranno creare le condizioni per terminare i lavori nei tempi previsti. Ci saremmo aspettati da Renzi nelle sue dichiarazioni a Mormanno più impegni per il mezzogiorno, la Calabria, investimenti per lo sviluppo ed il lavoro e soprattutto per la legalità. Quello che il giorno dopo è successo ad Anas con la seconda parte dell’indagine “Dama nera” fa capire che vi è da fare un lavoro profondo di messa in sicurezza non solo dei cantieri ma anche delle stazioni appaltanti, cosa questa che è sfuggita al Premier. Renzi è venuto in Calabria a chiedere come al solito conto e di rimboccarci le maniche e lanciare la sfida del cambiamento, della modernità, inneggiando al patriottismo. Ma non si è accorto che quella sfida i lavoratori dei cantieri della Sa Rc di Mormanno non solo l’hanno raccolta, ma l’hanno anche vinta. E quella bandiera dell’Italia uscita dal diaframma ed imbracciata con orgoglio da un lavoratore ne è la testimonianza.
Angelo Sposato Segretario Generale Cgil Pollino Sibaritide Tirreno